I Comuni italiani sopra i 15.000 abitanti devono piantare un albero per ogni nuovo nato.
Si tratta delle disposizioni della legge Andreotti-Cossiga, del 1992. La legge recita: “i comuni provvedono, entro dodici mesi dalla registrazione anagrafica di ogni neonato residente, a porre a dimora un albero nel territorio comunale.
L’ufficio anagrafico comunale registra sul certificato di nascita, entro quindici mesi dall’iscrizione anagrafica, il luogo esatto dove tale albero e’ stato piantato“.
Recentemente, la legge è stata riveduta ed aggiornata, con l’obiettivo di farla entrare effettivamente in vigore (dopo un percorso durato quasi trent’anni, ndr). Si tratta di una misura utile a contrastare la perdita di spazi verdi, che nel nostro paese ammonta a otto metri quadri al secondo (dati Ispra).
Ma quanti alberi dovremmo piantare per ciascuna persona? Se ci limitiamo a considerare la quantità di ossigeno che respiriamo, un albero ad alto fusto produce in un giorno 20-30 litri di ossigeno. Un adulto, in un giorno, consuma circa 550 litri di ossigeno attraverso la respirazione.
Questo significa che occorrerebbe piantare una quantità almeno dieci volte superiore di alberi (10-15 alberi per abitante). Inoltre, il dato non tiene conto degli alberi che vengono abbattuti per provvedere alle necessità dell’uomo (legna per riscaldarsi, per produrre mobili e carta, per la costruzione degli edifici e per liberare spazi coltivabili).
Nonostante i limiti che abbiamo esposto brevemente, questa legge merita di essere raccontata ai bambini e promossa nelle sedi educative. Un’idea potrebbe essere quella di leggere insieme il testo della legge, affrontandolo nel corso dei progetti di educazione ambientale.
Successivamente, si potrebbe spiegare che occorrono molti più alberi per ogni bambino, riflettendo insieme sulle possibili soluzioni.